Interessi Anatocistici Non Dovuti: Un Imprenditore Ottiene la Restituzione di Tutte le Somme dalla Banca

La Corte di Appello di Potenza ha emesso una sentenza significativa, rigettando il ricorso presentato da un istituto di credito della provincia di Matera. La banca aveva impugnato una precedente sentenza del Tribunale di Matera che dichiarava nulla l’applicazione degli interessi anatocistici su un conto corrente di un ex cliente, un noto imprenditore della zona. La Corte di Appello ha confermato integralmente la decisione di primo grado, riconoscendo che tali interessi erano stati indebitamente applicati e dovevano essere restituiti.
L’imprenditore, assistito dal proprio avvocato, ha accolto con soddisfazione il verdetto, poiché i giudici della Corte di Appello di Potenza hanno respinto tutte le eccezioni sollevate dall’istituto di credito. In questo modo, la banca è ora tenuta a restituire all’ex correntista tutte le somme versate nel corso degli anni a titolo di interessi anatocistici, ossia interessi sugli interessi, che erano stati calcolati in modo illecito sul suo conto. La sentenza rappresenta una conferma importante della tutela dei diritti dei correntisti, soprattutto in contesti in cui le banche hanno spesso avuto ampia discrezionalità nelle loro politiche di calcolo degli interessi.
La decisione di primo grado del Tribunale di Matera, poi convalidata in appello, presenta diversi spunti giuridici rilevanti. Oltre ad accogliere la richiesta di restituzione avanzata dall’imprenditore, il Tribunale aveva infatti ordinato una completa “rideterminazione del rapporto dare-avere” riguardante il conto corrente in esame. Questo provvedimento ha comportato anche l’eliminazione totale di qualsiasi forma di capitalizzazione degli interessi passivi, inclusa quella annuale, una pratica comune negli accordi bancari che però, secondo il giudice, risultava non corretta.
In risposta alla sentenza di primo grado, la banca aveva tentato di impugnare la decisione con un appello, sostenendo che vi fosse stata un’irrituale produzione documentale degli estratti conto bancari da parte del Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) incaricato di esaminare la situazione finanziaria dell’imprenditore. Tuttavia, anche tale eccezione è stata respinta dalla Corte di Appello, che ha considerato inammissibili le argomentazioni della banca, giudicandole insufficienti a ribaltare il verdetto.
Di conseguenza, l’istituto di credito è ora obbligato a restituire all’imprenditore tutte le somme indebitamente pagate negli anni. L’avvocato dell’imprenditore ha espresso grande soddisfazione per l’esito della vicenda, sottolineando che, con questa sentenza ormai passata in giudicato, l’istituto bancario non ha più possibilità di ricorso e deve procedere al rimborso.
Inoltre, l’avvocato ha annunciato che, alla luce del lungo periodo in cui la causa è rimasta pendente, ha già avviato una procedura per ottenere il risarcimento dei danni subiti dal proprio assistito, secondo quanto previsto dalla Legge Pinto. Questa legge consente di richiedere un risarcimento per i danni derivanti dalla durata irragionevole di un processo, sia in primo grado che in appello. L’imprenditore, infatti, ha subito un disagio economico e morale significativo a causa del protrarsi della causa civile e dei relativi oneri finanziari, un disagio che ora intende farsi riconoscere attraverso il rimborso previsto.
Questa vicenda mette in luce l’importanza delle tutele legali contro le pratiche bancarie scorrette e sottolinea l’efficacia delle normative contro gli interessi anatocistici, a protezione dei correntisti e dei loro diritti.
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