
Corte di Cassazione: annullato il pignoramento per mancata notifica del debito
Un imprenditore umbro aveva accumulato un debito con lo Stato di quasi 300.000 euro, comprendente imposte, sanzioni e accessori. L’Agenzia delle Entrate aveva avviato un pignoramento di 130.000 euro direttamente sul suo conto corrente per recuperare una parte del debito. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha stabilito che questo pignoramento è illegittimo, perché l’imprenditore non aveva mai ricevuto la notifica dell’atto che lo informava del debito e dell’intenzione dell’ente di procedere con il recupero forzato.
La controversia: mancata notifica e avviso di accertamento
La vicenda ha origine da un avviso di accertamento relativo all’anno fiscale 2008, emesso dall’Agenzia delle Entrate per confermare il debito. Questo avviso avrebbe dovuto informare l’imprenditore della somma dovuta e della possibilità di contestarla o regolarizzarla, ma secondo il contribuente, egli non è mai stato informato di tale documento.
Il problema centrale riguarda la notifica dell’avviso di accertamento, che secondo la legge deve essere consegnato al contribuente in modo da assicurare che sia al corrente del proprio debito e degli eventuali provvedimenti da parte dello Stato. L’imprenditore, infatti, ha dichiarato di aver saputo dell’accertamento e del relativo debito solo in occasione del pignoramento presso la banca, quando ormai era troppo tardi per impugnare l’atto nei tempi previsti.
Il primo giudizio e il cambio di residenza
Dopo aver ricevuto la notifica del pignoramento nel gennaio 2015, l’imprenditore ha presentato ricorso alla Commissione Tributaria di Terni, chiedendo che l’avviso di accertamento fosse considerato nullo, poiché mai notificato. La Commissione di Terni, però, ha respinto il ricorso, sostenendo che il contribuente fosse residente a Spoleto al momento della notifica, dove era stato lasciato un avviso di giacenza dell’atto. In sostanza, per la Commissione, la notifica si considerava valida perché un avviso era stato lasciato al vecchio indirizzo del contribuente.
Non soddisfatto di questa risposta, l’imprenditore ha presentato appello alla Commissione Tributaria Regionale. Qui, è stato appurato che egli aveva cambiato residenza il giorno prima della consegna dell’avviso di giacenza, e che la notifica quindi non era arrivata a conoscenza del destinatario.
La sentenza della Corte di Cassazione
Sulla base di questo dettaglio, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di primo grado e stabilito la nullità della notifica dell’atto di accertamento e di conseguenza anche l’annullamento dell’atto di pignoramento. La Corte ha rilevato che l’avviso di giacenza, essendo stato lasciato presso un indirizzo ormai non più valido, non poteva considerarsi una notifica valida.
Questa sentenza evidenzia un aspetto importante della giurisprudenza in materia tributaria, sottolineando che la notifica è valida solo se il contribuente ne è correttamente informato. La procedura esattoriale è quindi soggetta a controlli molto rigorosi, proprio per evitare che errori di notifica possano pregiudicare i diritti dei contribuenti.
In conclusione, la decisione della Cassazione annulla l’azione di pignoramento intrapresa dall’Agenzia delle Entrate e fornisce all’imprenditore un’opportunità per difendersi e, eventualmente, regolarizzare il proprio debito in modo più favorevole.
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Bravissimo Dr. G. Vilnò!
Gentilissimo, la ringrazio!