Rate addebitate dalla banca nonostante la rinuncia del finanziamento: la vicenda di un cittadino romano

Un cittadino romano si è trovato a dover pagare rate di un finanziamento nonostante avesse esercitato regolarmente il diritto di recesso. L’uomo aveva richiesto un prestito per delle cure odontoiatriche, ma dopo aver cambiato idea e inviato la comunicazione nei termini previsti, la banca ha comunque addebitato tre rate per un totale di circa 800 euro. Solo dopo una diffida l’istituto ha riconosciuto l’errore e ha provveduto al rimborso.

Rate addebitate nonostante rinuncia al finanziamento: uomo seduto a tavola con aria di esasperazione con la mano sul volto.

La vicenda

Il cittadino in questione aveva sottoscritto un finanziamento da 11.000 euro con una durata di 52 mesi e rate mensili da circa 250 euro, per un importo complessivo di circa 13.000 euro. Successivamente, ha deciso di rinunciare al prestito esercitando il diritto di recesso, inviando la comunicazione nei tempi e nelle modalità previste dalla legge.

Nonostante questo, la banca ha comunque proceduto con l’addebito di tre rate, per un totale di circa 780 euro. L’uomo ha cercato di risolvere la questione contattando il servizio clienti via e-mail e telefono e recandosi persino in filiale, ma senza ottenere alcun risultato.

Solo dopo l’invio di una diffida la banca ha riconosciuto l’errore e provveduto al rimborso delle somme trattenute ingiustamente.

Un problema più grande: il rischio di segnalazione come “cattivo pagatore”

Questa vicenda solleva un problema più ampio: cosa accade se un cittadino non riesce a saldare le rate di un finanziamento? Quando un cliente ritarda o non effettua il pagamento per più di due mesi, viene segnalato nei Sistemi di Informazioni Creditizie (SIC) come “cattivo pagatore”.

Questa condizione può durare dai 12 ai 36 mesi e impedisce l’accesso a nuovi finanziamenti, mutui, carte di credito e libretti degli assegni. Solo dopo aver saldato i debiti è possibile rimuovere la segnalazione e ripristinare la propria affidabilità creditizia.

Se il cittadino romano non fosse riuscito a risolvere la questione, avrebbe rischiato di essere segnalato ingiustamente come cattivo pagatore, con conseguenze potenzialmente gravi per il suo futuro finanziario. Fortunatamente, il caso si è concluso positivamente, ma resta il paradosso di dover ricorrere a interventi esterni per far valere un diritto basilare come quello del recesso.

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