Vent’anni di battaglia contro le banche: una famiglia ottiene giustizia

Una vicenda lunga decenni
Dopo oltre vent’anni di lotta, una famiglia di Montebelluna è riuscita a liberarsi definitivamente dai debiti contratti con due istituti bancari. Tutto ebbe inizio nel 1995, quando una donna si fece garante dei debiti presenti e futuri dell’impresa individuale del marito attraverso una fideiussione omnibus con una Cassa di Risparmio.
Negli anni successivi, anche i due figli sottoscrissero garanzie simili con un’altra banca, impegnandosi per una somma complessiva di quasi 500 milioni di lire. Il denaro serviva sia per sostenere l’attività del padre che per una società a responsabilità limitata di cui egli era socio di maggioranza.
Il fallimento e l’incubo dei debiti
Nel 2003, la situazione precipitò: sia l’impresa individuale che la srl fallirono, e le due banche furono ammesse al passivo. Tuttavia, come spesso accade, l’attivo non era sufficiente a coprire i debiti, e gli istituti di credito si rivolsero ai garanti – la madre e i due figli – per ottenere il pagamento delle somme ancora dovute.
Non avendo le risorse per estinguere il debito, la famiglia si trovò in una spirale di difficoltà economiche, con i crediti ceduti più volte fino a finire nelle mani di un nuovo istituto bancario, che riprese le richieste di pagamento. Il peso della situazione divenne insostenibile, e i tre tentarono di trovare una soluzione rivolgendosi a una società che prometteva loro aiuto, senza però ottenere alcun risultato concreto.
La svolta legale: le clausole contestate
Quando la disperazione sembrava aver preso il sopravvento, la famiglia decise di intraprendere un’azione legale per far valere i propri diritti. L’elemento chiave della vicenda risiedeva nelle fideiussioni sottoscritte, che contenevano tre clausole standardizzate, adottate da tutte le banche secondo uno schema dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana).
Queste clausole, come stabilito dalla Corte di Cassazione, erano in contrasto con il principio della libera concorrenza nel mercato finanziario, rendendole di fatto nulle.
Una clausola particolarmente ingiusta
Tra le condizioni contestate, una delle più penalizzanti per i consumatori era quella che permetteva alle banche di derogare al termine di sei mesi entro il quale un creditore deve agire nei confronti del debitore o del garante, pena la decadenza del diritto al rimborso. Questa disposizione, stabilita dall’articolo 1957 del Codice Civile, dovrebbe tutelare i garanti, ma le banche riuscivano spesso ad aggirarla attraverso clausole contrattuali poco trasparenti.
Un finale positivo dopo anni di battaglie
Dopo una lunga battaglia legale, la giustizia ha dato ragione alla famiglia, riconoscendo la nullità delle clausole imposte dagli istituti di credito. Questo verdetto rappresenta non solo una vittoria personale, ma anche un precedente importante per altri consumatori che si trovano in situazioni simili.
La storia di questa famiglia dimostra quanto sia fondamentale conoscere i propri diritti e, quando necessario, intraprendere un’azione legale per difendersi da pratiche bancarie scorrette.
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