Decreto ingiuntivo bloccato per difetto di titolarità: il Tribunale di Roma dà ragione al cittadino

Con la sentenza n. 3982/2025, il Tribunale di Roma ha accolto l’opposizione di un cittadino contro un decreto ingiuntivo emesso su richiesta di una società di recupero crediti, evidenziando il difetto di titolarità del credito. In altre parole, chi richiedeva il pagamento non era in grado di dimostrare di avere il diritto legale a riscuotere il debito.

decreto ingiuntivo bloccato: trofeo alzato verso il cielo in segno di vittoria.

Il caso: la cessione del credito e l’opposizione

La vicenda riguarda la società ItalCapital, che aveva acquisito un presunto credito da Banca Ifis e, in seguito, aveva ottenuto un decreto ingiuntivo nei confronti di un debitore. Tuttavia, l’opposizione sollevata ha centrato il punto: la società non ha fornito prove concrete della propria legittimità ad agire, ovvero dei titoli che certificassero in modo chiaro la titolarità del credito.

Come spesso accade in questi casi, il giudice ha verificato l’assenza di documentazione sufficiente a dimostrare il passaggio del credito e, di conseguenza, ha revocato il decreto ingiuntivo.

Debiti acquistati a basso costo: un sistema diffuso

Il caso mette in luce un meccanismo ormai molto comune: le banche cedono i crediti deteriorati (NPL – Non Performing Loans) a società specializzate nel recupero, che li acquistano a una frazione del valore nominale.

  • I crediti chirografari (senza garanzie reali) vengono comprati anche al 5% del valore originario.
  • I crediti ipotecari, invece, vengono ceduti a valori più alti, tra il 10% e il 12%.

Questo margine lascia spesso spazio a trattative e accordi con il debitore, anche perché la società acquirente ha già investito molto meno del valore richiesto.

Le spese processuali e la questione aperta

Nonostante la revoca del decreto, il giudice ha deciso che le spese processuali siano a carico dell’opponente, cioè del cittadino che ha resistito al decreto. Una decisione che ha già dato luogo a nuova opposizione, sostenendo che dovrebbe essere la parte che ha agito erroneamente – e senza prova del credito – a farsi carico dei costi.

Una sentenza che fa riflettere

Questa pronuncia del Tribunale di Roma è importante perché rafforza i diritti dei cittadini nei confronti di pratiche aggressive e spesso poco trasparenti delle società di recupero crediti. È fondamentale che chi agisce per riscuotere un debito sia in grado di dimostrare in modo chiaro e documentato la propria legittimazione, altrimenti rischia di essere smentito in giudizio.

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