Conto corrente pignorato: cosa puoi fare e cosa la banca non può impedirti
A partire dal 2024, il Fisco ha il potere di avviare il pignoramento del conto corrente dopo soli 60 giorni di ritardo nel pagamento di tributi come IMU o TARI. Questo può creare gravi difficoltà per i contribuenti, limitando l’accesso ai propri fondi e complicando la gestione delle spese quotidiane. Ma cosa significa esattamente avere un conto pignorato? E soprattutto, quali diritti rimangono al correntista?

Quando la banca può bloccare un conto corrente
Il blocco del conto corrente non avviene solo per il pignoramento. Esistono altre situazioni in cui la banca può impedire l’accesso ai fondi:
- Notifica di un atto di pignoramento: Se un creditore avvia un’azione esecutiva, la banca è obbligata a congelare le somme presenti sul conto.
- Scoperto non autorizzato: Se il cliente utilizza più denaro di quanto disponibile senza un accordo di fido, la banca può limitare le operazioni.
- Conto inattivo da oltre 10 anni: Per legge, i conti senza movimenti da più di un decennio possono essere bloccati.
- Inadempienze alle normative antiriciclaggio: Se il correntista non completa l’identificazione richiesta dalla banca entro 60 giorni, il conto viene sospeso.
Il ruolo della banca nel pignoramento
Quando un creditore ottiene un titolo esecutivo – come una sentenza o un decreto ingiuntivo – può chiedere alla banca di bloccare il conto del debitore. In questo caso, la banca diventa il “terzo pignorato” e deve rispettare la legge, impedendo al correntista di accedere ai fondi pignorati.
Dopo la notifica dell’atto di pignoramento, la banca deve dichiarare entro 10 giorni l’ammontare dei debiti del cliente. Se omette o fornisce dati falsi, può incorrere in sanzioni.
Quali somme non possono essere pignorate?
Non tutti i soldi presenti sul conto possono essere bloccati. Alcuni redditi godono di protezioni specifiche per garantire al debitore un minimo vitale:
- Stipendi e pensioni accreditati prima del pignoramento: L’importo fino a tre volte l’assegno sociale è impignorabile. Nel 2025, questa soglia è pari a 1.616,07 euro. Se un conto ha un saldo di 2.000 euro, solo 383,93 euro possono essere pignorati.
- Stipendi e pensioni accreditati dopo il pignoramento: Si può pignorare un quinto dello stipendio netto e, per le pensioni, solo la parte eccedente il doppio dell’assegno sociale.
Queste regole proteggono il debitore da una situazione di completa insolvenza, permettendogli di mantenere una parte delle proprie entrate.
Come opporsi a un pignoramento bancario
Se il conto corrente viene pignorato, il correntista può presentare un’opposizione in tribunale. Esistono due principali tipi di opposizione:
- Opposizione all’esecuzione: Se il debitore ritiene che il creditore non abbia il diritto di pignorare i fondi (ad esempio, perché il debito è già stato saldato).
- Opposizione agli atti esecutivi: Se ci sono irregolarità formali nel procedimento di pignoramento.
Se l’opposizione viene accolta, il giudice può ordinare lo sblocco del conto o la restituzione delle somme pignorate.
Conclusione
Il pignoramento del conto corrente è una misura drastica, ma non significa necessariamente che il correntista perda tutti i suoi soldi. Conoscere i propri diritti e i limiti imposti dalla legge è fondamentale per tutelarsi e, se necessario, intraprendere azioni legali per recuperare le somme indebitamente bloccate.
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