Davide batte Golia: banca condannata a risarcire un correntista

Un cittadino ha ottenuto un risarcimento di 20.000 euro da un istituto bancario, che nel corso degli anni gli aveva indebitamente trattenuto somme di denaro attraverso l’applicazione di interessi irregolari, commissioni non concordate e condizioni contrattuali modificate unilateralmente.

Banca risarcisce correntista: due uomini vestiti in armatura che lottano. Uno che rappresenta la banca è a terra con la spada puntata al petto e l'altro, il correntista, è vittorioso.

La sentenza, emessa dal Tribunale Civile di Napoli, ha ricostruito l’intera vicenda, mettendo in luce pratiche scorrette riconducibili a anatocismo, usura e commissioni di massimo scoperto. Il caso dimostra come, nonostante la disparità di forze tra correntisti e grandi istituti di credito, sia possibile ottenere giustizia e far valere i propri diritti di fronte a un abuso bancario.


Una battaglia legale lunga e complessa

La storia ha avuto inizio diversi anni fa, quando M.B., il correntista coinvolto, aveva sottoscritto un conto corrente con la filiale di Ischia di BPER Banca (all’epoca UBI Banca), ottenendo un’apertura di credito di 10.000 euro. Nel 2012, la banca gli aveva comunicato un aumento del fido fino a 50.000 euro, mantenendo invariata la commissione di massimo scoperto e altre condizioni contrattuali.

Col passare del tempo, M.B. ha iniziato a notare anomalie nelle condizioni applicate al proprio conto corrente: addebiti poco chiari, interessi superiori a quelli pattuiti e variazioni contrattuali non sottoscritte. Tra i principali elementi contestati figuravano:

  • Interessi usurari e anatocismo, ovvero il calcolo di interessi sugli interessi maturati, una pratica vietata dalla legge.
  • Commissioni di massimo scoperto non concordate preventivamente con il cliente.
  • Variazioni unilaterali delle condizioni economiche, effettuate dalla banca senza una comunicazione formale né il consenso del correntista.

Alla luce di queste evidenti irregolarità, M.B. ha deciso di intraprendere un’azione legale, chiedendo la restituzione delle somme indebitamente trattenute dall’istituto bancario.


La difesa della banca e la sentenza del tribunale

Nel corso del procedimento, la banca ha tentato di difendersi, eccependo l’improcedibilità del ricorso a causa del mancato esperimento del tentativo di mediazione obbligatoria. Inoltre, ha contestato la validità delle richieste del correntista, sostenendo che tutte le condizioni applicate fossero legittime e conformi alle normative vigenti.

Tuttavia, l’analisi approfondita della documentazione contrattuale ha evidenziato numerose criticità. Il giudice ha riscontrato l’assenza di accordi scritti relativi all’estensione del fido e alle variazioni delle condizioni contrattuali. Inoltre, la consulenza tecnica d’ufficio ha confermato che nel corso degli anni erano stati applicati costi non dovuti e interessi anatocistici, violando la normativa bancaria.

A fronte di queste evidenze, il Tribunale di Napoli ha accolto il ricorso del correntista e ha emesso una sentenza favorevole, stabilendo che:

  • La banca dovrà restituire 19.218,43 euro al cliente, oltre agli interessi legali maturati fino alla data del saldo.
  • Il saldo del conto corrente dovrà essere rideterminato a 9.456,59 euro a credito del correntista.
  • L’istituto bancario è condannato al pagamento delle spese legali e di consulenza tecnica, per un importo complessivo di oltre 5.000 euro.

Un precedente importante per i consumatori

Questa sentenza rappresenta un precedente significativo per tutti quei correntisti che si trovano in situazioni simili. Spesso, infatti, le banche modificano le condizioni dei conti correnti senza il consenso dei clienti, applicano costi non trasparenti e utilizzano strumenti finanziari che vanno oltre i limiti imposti dalla legge. Tuttavia, questa vicenda dimostra che è possibile far valere i propri diritti e ottenere giustizia, anche di fronte a grandi istituti bancari.

Per chiunque sospetti di aver subito un trattamento simile, è fondamentale verificare attentamente gli estratti conto, controllare le condizioni contrattuali e, in caso di dubbi, rivolgersi a un esperto per una consulenza. Il caso di M.B. è la prova che, con gli strumenti giuridici adeguati, anche il singolo cittadino può avere la meglio sulle ingiustizie del sistema bancario.

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