Fisco, nuovi limiti ai pignoramenti: ecco come cambia la tutela del cittadino

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Fisco, nuovi limiti ai pignoramenti: ecco come cambia la tutela del cittadino

Da oggi, per molti cittadini italiani, arriva un’importante novità sul fronte fiscale: il Fisco non potrà più procedere con pignoramenti indiscriminati su beni e redditi in alcune circostanze. I nuovi limiti introdotti mirano a proteggere il patrimonio e la dignità dei contribuenti, tenendo conto della situazione economica attuale che ha messo in difficoltà molte famiglie.
Il pignoramento è uno strumento legale che consente al creditore – in questo caso il Fisco – di recuperare le somme dovute tramite la presa di possesso forzata di beni del debitore. Il creditore può avviare la procedura per ottenere il rimborso del credito e per rientrare così delle somme non pagate. Tuttavia, il pignoramento è disciplinato da norme specifiche che proteggono anche il debitore, in modo che non venga privato completamente dei mezzi di sussistenza.

Nuove direttive: quando il Fisco non può più pignorare

A fronte dell’aumento dei debiti e delle difficoltà economiche diffuse, il Fisco sta adottando un approccio più attento e meno penalizzante per i contribuenti. È ora chiaro che in alcune situazioni specifiche il pignoramento non può essere applicato, e si stabiliscono dei criteri ben definiti per proteggere i cittadini, specialmente quelli in difficoltà economica.

Quali beni il Fisco non può pignorare

Il Fisco non può procedere al pignoramento indiscriminato di alcuni beni fondamentali. Vediamo nel dettaglio cosa prevede la normativa attuale:

  1. Immobile unico e prima casa
    Se il contribuente è proprietario di un solo immobile che rappresenta la sua abitazione principale (residenza anagrafica), questo bene non può essere pignorato, purché non sia classificato come “di lusso”. Inoltre, la misura riguarda solo i debiti superiori a 120.000 euro: se l’ammontare del debito è inferiore, la casa non è pignorabile, anche se il contribuente è proprietario di più immobili.
  2. Stipendi e pensioni
    Per quanto riguarda il pignoramento degli stipendi, esistono dei limiti percentuali che il Fisco deve rispettare:
    • Se il reddito supera i 5.000 euro mensili, il pignoramento massimo è di un quinto (20%).
    • Per redditi compresi tra 2.500 e 5.000 euro, la percentuale pignorabile scende a un settimo (circa il 14%).
    • Per redditi sotto i 2.500 euro, la percentuale si riduce ulteriormente a un decimo (10%).
    Nel caso delle pensioni, il pignoramento può avvenire solo oltre una determinata soglia: il Fisco non può infatti toccare le somme che corrispondono al cosiddetto “minimo vitale”, che attualmente si attesta intorno al valore dell’assegno sociale maggiorato di un terzo.
  3. Conti correnti
    Anche per i conti correnti sono stati introdotti dei vincoli. Se il contribuente possiede una somma inferiore al triplo dell’assegno sociale (circa 1.500 euro), questa somma è considerata intoccabile. Solo le somme eccedenti tale limite potranno essere oggetto di pignoramento, garantendo così al cittadino un fondo minimo per coprire le necessità quotidiane.

Normative di riferimento e garanzie per i cittadini

La normativa che disciplina il pignoramento presso terzi è dettagliata nel Codice di Procedura Civile, al Libro III, artt. 543 e seguenti, che stabiliscono il procedimento da seguire per eseguire il pignoramento. Questo quadro normativo si basa a sua volta sull’art. 2740 del Codice Civile, che afferma che il debitore è tenuto a rispondere dei propri debiti con tutto il patrimonio presente e futuro. Tuttavia, per evitare situazioni di totale impoverimento e garantire la dignità del cittadino, sono stati previsti dei limiti, come abbiamo visto.

Perché questi limiti sono importanti?

Questi vincoli sono essenziali per garantire che il diritto del creditore di recuperare le somme dovute non comporti un impoverimento assoluto del debitore, che potrebbe trovarsi in situazioni di difficoltà estrema. In un contesto economico delicato come quello attuale, con una crescente percentuale di famiglie italiane che faticano a sostenere le spese quotidiane, le garanzie per i debitori assumono un’importanza crescente.
Il pignoramento è un atto restrittivo che può compromettere la libertà economica del debitore, vincolando beni e risorse e impedendogli di utilizzarli liberamente. Proprio per questo, le norme stabiliscono che non tutti i beni possono essere sottoposti a pignoramento e, nel caso in cui ciò sia possibile, prevedono comunque una serie di tutele per assicurare un minimo vitale e la possibilità di continuare a vivere dignitosamente.

Un equilibrio tra diritti e doveri

Il nuovo approccio al pignoramento, che punta a un bilanciamento più equo tra i diritti del creditore e la tutela della dignità del debitore, rappresenta un segnale di maggiore attenzione verso le difficoltà delle famiglie italiane. Se da un lato resta fermo il principio che il debitore deve rispondere dei propri debiti, dall’altro è ormai chiaro che questo non deve comportare una perdita totale della sicurezza economica e abitativa.

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1 commento su “Fisco, nuovi limiti ai pignoramenti: ecco come cambia la tutela del cittadino”

  1. Rainero Zeni

    Dovrebbe essere così . Ma le Banche si sa che sono usurai e le tasse di possesso e ‘ ora. di toglierle . Imu bolli.

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