Investimenti sbagliati: la banca ti deve risarcire anche dopo dieci anni – lo dice la Cassazione

Una svolta importante arriva dalla Corte di Cassazione per tutti i risparmiatori danneggiati da investimenti finanziari poco trasparenti: il termine di dieci anni per chiedere il risarcimento potrebbe non valere più, se il danno è stato scoperto solo successivamente. È quanto stabilito dalla sentenza n. 32226/2024, che apre la porta a nuovi scenari nei rapporti tra clienti e banche.

Investimenti sbagliati: persone in un ufficio disperate per i risultati ottenuti.

Il principio: la prescrizione parte quando scopri il danno, non quando firmi

La Corte ha chiarito che il termine decennale di prescrizione per agire legalmente contro la banca non parte dalla data di acquisto dei titoli, ma dal momento in cui l’investitore ha effettiva consapevolezza della perdita subita. Questo rappresenta un cambio radicale rispetto all’orientamento precedente e potrebbe riaprire molti contenziosi.

Il caso: le obbligazioni Lehman Brothers

La vicenda nasce da un investimento effettuato nel 2003 in obbligazioni Lehman Brothers tramite la Banca Popolare dell’Alto Adige. I clienti – con scarsa esperienza finanziaria – si erano affidati alla banca per ottenere consigli. Il 100% del loro portafoglio fu concentrato su un solo titolo, una scelta altamente rischiosa.

Anche se i clienti firmarono una dichiarazione in cui riconoscevano la non coerenza dell’operazione con la loro strategia di investimento, la banca non spiegò in modo chiaro i rischi legati alla concentrazione e alla durata dell’investimento.

Con il fallimento di Lehman Brothers nel 2008 e la mancata restituzione del capitale nel 2013, la perdita diventò evidente. Così, nel 2014, gli eredi degli investitori citarono in giudizio la banca chiedendo il risarcimento.

La decisione: responsabilità della banca e risarcimento dovuto

Secondo la Cassazione, le dichiarazioni firmate dai clienti non bastano a sollevare la banca dalle sue responsabilità. Gli intermediari finanziari hanno l’obbligo di informare in modo dettagliato sui rischi, soprattutto in caso di investimenti concentrati e complessi.

La Corte ha stabilito che il risarcimento deve essere calcolato tenendo conto:

  • del capitale investito;
  • degli importi già recuperati (cedole e rimborsi);
  • e del comportamento complessivo dell’intermediario.

Una decisione basata non solo su criteri economici, ma anche su equità e trasparenza.

Le conseguenze per le banche e i risparmiatori

Questa sentenza potrebbe avere ripercussioni pesanti per le banche, che fino ad oggi conservano la documentazione contrattuale per soli dieci anni. Con questa nuova lettura della prescrizione, potrebbero essere citate in giudizio anche per operazioni avvenute oltre un decennio prima, senza avere più in mano le prove necessarie per difendersi.

Per i risparmiatori, invece, si apre una nuova possibilità: richiedere il risarcimento anche dopo dieci anni, se dimostrano di aver preso coscienza del danno solo in seguito. Un’opportunità importante per chi si è fidato degli intermediari e ha subito gravi perdite.

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