Rischio usura: L’incubo dei debiti per oltre 700 imprese di Macerata

A Macerata, oltre 700 imprese a rischio usura: lo studio della CGIA rivela l’aumento del fenomeno tra artigiani e commercianti.

Rischio usura: artigiano a lavoro

La crisi economica e il calo dei prestiti bancari stanno mettendo in ginocchio molte realtà imprenditoriali italiane. In provincia di Macerata, al 30 giugno 2024, si contano ben 715 imprese a rischio usura, con un incremento dell’1,9% rispetto allo stesso periodo del 2023. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Ufficio Studi della CGIA, che evidenzia un preoccupante ritorno del fenomeno, dopo anni di apparente calo.

Le categorie più colpite

Tra i settori più a rischio troviamo soprattutto artigiani, esercenti, commercianti e piccoli imprenditori. Si tratta di categorie che hanno scivolato nell’area dell’insolvenza e sono state segnalate alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia da intermediari finanziari, quali banche, assicurazioni e società di leasing.

La segnalazione scatta in due casi:

  • Quando il debito supera i 30mila euro.
  • Per le sofferenze superiori a soli 250 euro.

Questa “schedatura negativa” non solo blocca l’accesso a nuovi prestiti, ma aumenta il rischio che le imprese, senza alternative finanziarie, finiscano nelle mani degli usurai.

Una situazione preoccupante nelle Marche

Il fenomeno è diffuso in tutta Italia, ma nelle Marche la situazione appare particolarmente disomogenea. Nella provincia di Ancona, ad esempio, le imprese a rischio sono aumentate del 3,8%, mentre nelle province di Pesaro, Fermo e Ascoli si registra un leggero calo.

A livello nazionale, invece, il rischio usura coinvolge quasi 118mila imprese, con una concentrazione maggiore nelle grandi aree metropolitane:

  • Roma: 10.827 aziende insolventi.
  • Milano: 6.834 aziende.
  • Napoli: 6.003 aziende.
  • Torino: 4.605 aziende.
  • Firenze: 2.433 aziende.

Le cause dell’insolvenza

La CGIA sottolinea che l’insolvenza non è sempre il risultato di una cattiva gestione aziendale. Molto spesso è dovuta a fattori esterni, come:

  • Mancato pagamento dei committenti, che mette in difficoltà i piccoli imprenditori.
  • Fallimenti a catena, che coinvolgono anche le aziende in regola.
  • Una crisi settoriale, come quella che ha colpito duramente il comparto moda nella provincia di Macerata.

Inoltre, la stretta creditizia ha aggravato la situazione. Rispetto al 2011, le imprese italiane hanno perso 350 miliardi di prestiti bancari, con un calo complessivo del 52,4%. Questa drastica riduzione delle risorse finanziarie ha costretto molte imprese a cercare alternative, spesso illegali, per sopravvivere.

Il rischio delle infiltrazioni criminali

La mancanza di liquidità ha reso imprenditori e lavoratori autonomi più vulnerabili alle organizzazioni criminali, che approfittano della situazione per reinvestire i loro guadagni illeciti nell’economia legale.

Le soluzioni proposte

Per contrastare il fenomeno, la CGIA insiste sulla necessità di potenziare il Fondo di prevenzione dell’usura, uno strumento che offre supporto concreto a chi si trova in difficoltà economiche. Questo fondo rappresenta un’ancora di salvezza per molte imprese, ma le risorse disponibili non sono sufficienti per affrontare un fenomeno di tale portata.
In un contesto così complesso, è fondamentale garantire un maggiore accesso al credito per le piccole imprese e incentivare politiche che sostengano chi lotta ogni giorno per tenere in piedi la propria attività.

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